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Alla Rocca d'Anfo

L’itinerario escursionistico

 

Dopo anni di abbandono ora è possibile, grazie all’opera di volontari che hanno realizzato un itinerario escursionistico, attraverso un percorso che segue il filo della storia visitare l’intero complesso architettonico della rocca dal quale si gode un panorama irripetibile.

 

La Rocca d’Anfo

La Rocca d’Anfo occupa un’ampia area situata sulla sponda destra del Lago d’Idro, a metà strada e in posizione dominante l’intero lago. Il luogo doveva essere già nell’antichità occupato da abitanti indigeni che l’avevano scelto per la sua felice posizione. Nei secoli la Rocca è stata punto di confine fra due mondi diversi: quello latino e quello germanico.

Non si hanno informazioni di un suo utilizzo nel periodo romano. La sua storia documentata inizia dal primo Medioevo, epoca in cui vi era una fortezza per il controllo del passaggio sull’importante via di collegamento fra il mondo germanico e la pianura padana.

I Visconti, occupata Brescia tra il 1300 e il 1400, operarono un primo ampliamento della Rocca d’Anfo, insieme a quello delle fortezze di Lonato, di Bedizzole e del Castello di Brescia.

 

La Rocca in età veneta (1426-1796)

Nel 1427, con la battaglia di Maclodio, Venezia occupò i territori di Brescia e Bergamo ed iniziò la fortificazione delle due città con la costruzione di numerose fortezze per renderne sicuro il territorio.

Nel 1450 il Doge Correr diede ordine a Gianfrancesco Martinengo di ricostruire la Rocca di Anfo.

Nei primi anni del 1500 la Rocca fu interessata da alterne vicende belliche che la portarono a passare più volte di mano. Nel 1704 le truppe imperiali austriache transitarono dalla Rocca per andare a scontrarsi con le truppe francesi nella pianura padana. Nel 1797 le truppe francesi invasero il Lombardo Veneto, dopo aver vinto la resistenza dei Valsabbini, incendiato e saccheggiato molti paesi della Valle, occuparono la Rocca.

La Rocca in età napoleonica (1797-1813)

Dal 1801 al 1813 gli ingegneri del Genio francese diedero prova, durante il Consolato prima e l’Impero poi, di una straordinaria attività. La pace contribuì largamente a favorire la realizzazione dei loro progetti civili e militari, aventi l’obiettivo di proteggere le frontiere, missione essenziale per garantire la longevità del dominio francese e, in senso lato, l’equilibrio delle forze del continente. Napoleone Bonaparte in persona, temendo l’aggiramento da parte degli eserciti nemici, decise di chiudere la Valle con una grande fortezza e Il 14 gennaio 1798 diede l’avvio al progetto della Rocca d’Anfo. La Vecchia linea veneta, composta d’un piccolo forte e d’una muraglia, fiancheggiata da torri, semidistrutta, non poteva più bastare a sbarrare la strada che da Trento portava a Brescia, la sola strada praticabile da un convoglio d’artiglieria. Napoleone decise perciò di ordinare la fortificazione della Rocca d’Anfo “senza ritardi e senza riguardo per la stagione”. I tecnici concordarono con lui nel riconoscerne l’importanza.

Il progetto venne affidato ai migliori ingegneri francesi che avviarono imponenti lavori lungo il versante scosceso sul lago. Per la costruzione delle fortificazioni vennero impegnati ingenti capitali, tant’è che il Ministero delle finanze francese se ne lamentò e chiese la sospensione dei lavori.

Il progetto venne improvvisamente interrotto a causa del declino delle fortune di Napoleone

 

La Rocca in età austriaca (1813-1860)

Nel 1813, quando l’esercito austriaco si mosse per scendere in Italia con lo scopo di abbattere l’impero napoleonico, la ricostruzione della Rocca non era ancora terminata e il progetto venne definitivamente abbandonato con la conquista del territorio lombardo da parte dell’Austria che non attaccò alcuna opera significativa nella Rocca, limitandosi a mantenervi una guarnigione. La Rocca, invece, rimase un punto di riferimento ed un obiettivo dei nemici dell’Austria, piemontesi e garibaldini compresi. Essa passò in mano italiana solo alcuni mesi dopo l’armistizio di Villafranca. Nel 1862, anche per l’urgenza di poter presto conquistare il Trentino, la Rocca d’Anfo veniva rinforzata per farla diventare uno degli elementi portanti di una nuova possibile offensiva contro l’Austria, da molti Italiani auspicata.

 

La Rocca nel periodo post-unitario (1870-1910)

Nel giugno 1866 la Rocca doveva diventare il cardine della campagna garibaldina nelle Giudicarie. Infatti dal 21 giugno Garibaldi poneva il suo quartier generale proprio nella Rocca d’Anfo. Si comprende così perché dopo Custoza proprio su di essa si diresse l’offensiva austriaca del generale Kuhn, con cui Garibaldi si scontrò a Monte Suello e venne ferito (fu curato nella rocca). Ancora dalla Rocca Garibaldi preparò i piani del contrattacco che lo portarono a Bezzecca.

Dal 1878 al 1881, grazie all’interessamento dell’onorevole Zanardelli, e durante una ventina d’anni, la fortezza venne notevolmente ampliata e fortificata con baluardi e bastioni. Per decenni fu quartiere di truppe in addestramento e deposito di esplosivi, costituendo per Anfo una discreta fonte economica.

Nel 1872 vi trovarono sede i primi reparti di Alpini, Il cui corpo nacque appositamente per la difesa dei confini montani italiani, su progetto del bresciano Capitano Giuseppe Perrucchetti. Gli Alpini venivano reclutati localmente, specialmente nelle valli lombarde, per sfruttare la loro conoscenza del territorio e delle sue possibilità, fattore importante in un ambiente difficile come quello montano.

Nella Prima Guerra mondiale l’importanza assunta dal fronte occidentale nei confronti di quello centro orientale, tolse ogni ruolo alla Rocca d’Anfo. Venne comunque fortificata nel novembre 1914, insieme ai forti di Valledrane e di Cima Ora. Quasi tutte le batterie vennero armate sebbene non vennero mai utilizzate. In essa venne ammassato un gran numero di truppe alla vigila della dichiarazione di guerra, truppe che il 24 maggio 1915 invasero il Trentino allora austriaco.

 

La Rocca nel periodo delle guerre mondiali (1914-1946)

Durante la prima guerra mondiale la rocca servì soprattutto come polveriera e deposito di retroguardia. Nel 1917 un incendio fece esplodere una fila di baracche piene di munizioni. Il pericolo delle esplosioni continuò anche dopo la prima guerra mondiale. Il 12 agosto 1924 a causa di un incendio, la bellissima Rocca Vecchia andò distrutta. Della costruzione che vantava un magnifico portale in granito non rimasero che alcuni massi sparsi lungo la ripida scarpata degradante verso il lago.

Fra le due guerre venne occupata da un battaglione di alpini e da altre truppe di artiglieria e fanteria. Durante la seconda guerra mondiale non venne praticamente utilizzata se non verso la fine, quando le truppe naziste vi sostarono durante la ritirata. Il 26 aprile 1945 i Tedeschi, per coprirsi la fuga, fecero deflagrare le munizioni contenute nella batteria Statuto, che rimase pressoché distrutta.

 

La Rocca da dopoguerra ad oggi (1946-2007)

Dalla fine della seconda guerra mondiale al 1948 l’intero complesso della rocca è stato lasciato nel più completo abbandono, in preda ai saccheggi degli abitanti dei paesi vicini che, per cercare sostentamento l’hanno depredata di tutto quel che era possibile asportare per essere venduto: munizioni, ferrarezze, pietre e graniti, ecc. Nel 1948 veniva nuovamente occupata dall’Esercito Italiano fino al 1975, che l’ha utilizzata come polveriera. Dal 1975 è stata abbandonata dall’Esercito e nel 1992, smilitarizzata, è passata nella disponibilità del Demanio Statale.

 

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